Matrimonio Harry e Megan – quando il successo di un evento giunge da cose semplici

Organizzare un evento oggi è sempre più una cosa ardua e complessa. In più se ci mettete l’enfasi ed i riflettori internazionali, i margini dello sbaglio si riducono al lumicino. Ma se è vero che tutto si può pianificare, è vero pure che il buon gusto e le cose essenziali ed i propri valori sono quelli che emergono realmente…sempre!

Il matrimonio ???? reale di Harry e Meghan è stato diverso, inusuale, moderno, easy. Due ragazzi che arrivano da storie diverse, infanzie diverse.

Lui, Harry, cresce senza la mamma, ma il legame resta forte, tanto da far leggere una preghiera ad una delle sorelle di Diana.

Lei, Meghan, ragazza di colore, che sin da piccola ha dovuto combattere contro le discriminazioni. Arriva da sola, da sola percorre la navata della chiesa, e poi sottobraccio del suocero Carlo. Hai capito a #princeCharles, doppio ruolo. Il vestito, bianco, di una casa di moda francese con stilista inglese.

Lui capitano impettito ma emozionato, ops non lo dite a Nonna Elisabetta, ai reali non è permesso.

Mamma Dora (la mamma di Meghan) con il pearcing al naso, sola, seduta con dignitá, circondata dai sudditi di sua maestà.

La predica del reverendo afroamericano Michael Curry, predica fatta con l’Ipad, un linguaggio del corpo eccezionale, parla di amore, sulla potenza dell’amore, del fuoco, dalle parole di Salomone a Martin Luther King jr. L’amore è l’unica via.

Un matrimonio interreligioso, diverso, poche ma essenziali etichette, ma si anche glamour con tutti i Vip, da Clooney e Amal a scendere e salire. La ex di Harry tra gli invitati, dall’amore all’amicizia è come passare dalla pizza al dolce senza bere. Il coro gospel poi made in UK, sublimi, bellissimi, cantano #standbyme, stai con me, magari Harry l’ha voluta anche dedicare a Mamma Diana, Mom restami vicino. Il violoncellista, africano, con i calzini a pois che per un matrimonio reale sono una figata pazzesca in mondo visione.

I will, You are amazing, occhiolino, parole e gesti semplici ma di una potenza inaudita. God save the queen cantata da tutti a squarcia gola, tranne che da lei Elisabeth, The Queen, compiaciuta per i suoi sudditi così fedeli. Pensate se ai nostri di matrimoni cantassimo l’inno di Mameli. Il bacio sul sagrato, la carrozza scoperta, il canto finale gospel come sottofondo, Amen…lascia brillare il mio amore… il bagno di folla per le strade di Windsor. Che forti i sudditi britannici però, l’ideale della monarchia che li unisce sempre di più, che li fa sognare ogni tanto. Ecco un #royalwedding veloce, tradizionale ma moderno, fuori dagli schemi come loro, giovani, ma denso di significati.

Ad ognuno il suo!!

Ecco perché nel progettare un evento, dalla location all’allestimento, dalla musica agli invitati passando per tutto ciò che fa contorno, bisogna cominciare dalla semplicità, anche nella tradizione, conta ciò che sei, conta essere veri, essenziali. L’importante è quello che si sente, quello che si vuole, la propria storia, la propria visione.

Follow the dreams!